Come superare la paura di deludere le aspettative altrui?

Published by

on

Terza parte dell’articolo

Vai all’inizio dell’articolo

Deludere le aspettative altrui?

         Il meccanismo di colpa può scattare perché si sono deluse le aspettative altrui.  Riflettiamo: il meccanismo di colpa influisce negativamente su noi e altri. Volendo bene a qualcuno è un controsenso provare senso di colpa per non aver realizzato le sue aspettative, o presunte tali: dobbiamo considerare se si tratta di effettive aspettative altrui oppure del nostro immaginarle.

Proietto in nome altrui le aspettative che ho riguardo a me stesso?

Perché subisco la paura di deludere le aspettative altrui?

         È bene discernere le aspettative dall’attaccamento alle aspettative e la dipendenza dall’attaccamento. Dipendere dal bene è positivo, dipendere dal male negativo. L’attaccamento è dipendenza da ciò di cui non abbiamo più bisogno, ovvero da ciò che ostacola per l’umanizzazione. Ci sono cose che pensiamo servirci “solo” perché subiamo l’attaccamento.

Chiedo al Bene Assoluto di aiutarmi a non subire influssi limitanti.

Sono aperta-o all’influsso positivo altrui.

Sono aperta-o all’indipendenza consapevole.

         Ci sono varie ragioni, ma essenzialmente perché si subisce la paura di non essere accettati, ovvero di essere abbandonati. La dinamica è la seguente: ho deluso le aspettative perché ho sbagliato e ho sbagliato perché sono sbagliato. Perciò sono inadeguato a far parte del gruppo e non sarò accettato, oppure: sarò abbandonato.  Nella stragrande maggioranza dei casi tale flusso di conclusioni è irrazionale, ma una volta non lo era: se per esempio chi doveva fare la guardia all’accampamento si addormentava poteva mettere a repentaglio l’intera comunità a cui apparteneva. D’altro canto, essere espulsi dal gruppo, essere abbandonati, oppure non essere accettati in un gruppo, significava la messa a repentaglio della vita, soprattutto quando per sopravvivere c’era bisogno del gruppo.

Chiedo all’Amore Assoluto tutte le soluzioni e guarigioni per il trauma dell’abbandono.

Reti neurali e proiezioni

Per ogni persona che conosciamo abbiamo una rete neurale che agisce anche come matrice del rapporto con la persona in questione. Se tale rete neurale si è formata senza la necessaria consapevolezza essa è anche la base dei pregiudizi che determinano il rapporto.

Conosco il prossimo?

Vedo o proietto?

Sono consapevole dei suoi processi interiori?

Vedo le sue esigenze umanizzanti?

Subisco opinioni preconfezionate?

Quando i pregiudizi partono in automatico non possiamo vedere gli eventuali miglioramenti dell’altro perché proiettiamo i nostri contenuti, legati anche alla rete neurale in questione.  Per migliorare la qualità della rete neurale in questione, quindi anche il rapporto, è necessario approcciarsi consapevolmente alla persona. Possiamo anche agire sul rapporto (quindi anche sulla rete neurale in questione), con le seguenti affermazioni e preghiere:

Mi apro alla riorganizzazione ottimale della rete neurale riguardante… (indicare chi).

Chiedo al Bene Assoluto di realizzarsi nel rapporto con….

Mi apro alla sincronizzazione con il Bene Assoluto della rete neurale riguardante…

Mi apro all’aumento della qualità della rete neurale relativa a…

Le reti neurali consumano energia: il solo pensare al rapporto consuma energia.

Con quanta consapevolezza penso a… (indicare chi).?

È energia ben investita?

Che emozioni provo (o subisco) pensando a lui-lei?

Quante volte il pensare è meccanico?

Sono in grado di pensare consapevolmente?

So cosa significa pensare consapevolmente,

oppure solo immagino di saperlo?

Adeguarsi giustamente

L’umanizzazione è un processo di adeguamento al Superiore.

L’adeguamento è questione di assertività. All’inferiore non ci adeguiamo ma lo subiamo. L’assertività implica l’azione consapevole senza la quale possiamo essere eccellenti macchine, ma non esseri umani consapevoli.

Finché si rimane nell’ambito dell’animalumano si può anche raggiungere un determinato grado di benessere. Una volta fatto il passo verso l’Umano può però iniziare malessere perché si è più consapevoli del Superiore. Si riconosce di Essere molto di più di ciò che “si è” in quel dato momento e così si forma un malessere esistenziale positivo, perché si sente un vuoto esistenziale.

Sentendo-pensando (giustamente) di voler realizzare il Superiore ci si può sentire inadeguati perché l’ambiente non risponde in modo adeguato alle nostre aspettative. Si possono così formare conflitti tra la nostra meccanicità e la Verità che siamo in quanto Identità. I conflitti sono chiaramente dell’inferiore con il Superiore, non viceversa.  La verità non è mai in conflitto, le verità fanno parte dell’ordine, mentre menzogne e conflitti sono aspetti del caos. La menzogna è ignoranza e l’ignoranza è conflitto: ecco il parchè della pandemia di conflitti interiori ed esteriori.

La sensazione-idea di non essere adeguati va fruita usata come trampolino di lancio per migliorarsi, umanizzarsi: l’emersione della Prospettiva Identità è la Soluzione per la sensazione-idea di essere inadeguati.

Trovando il proprio posto nel cosmo e il posto del cosmo in noi stessi scompare la sensazione-idea di inadeguatezza. Può cessare anche prima, ma scompare veramente solo con l’emersione della Prospettiva Identità: siamo esseri totali, la non Integralità è di per sé inadeguatezza. Osservando da una Prospettiva parziale siamo obbligati a vedere parzialmente. Vediamo ciò che siamo, ovvero vediamo le nostre proiezioni: la Prospettiva Identità è senza proiezioni perché le impressioni accumulate in passato sono quietate, quindi non fomentano proiezioni.  Soltanto in quanto Prospettiva Integrale osserviamo in modo integrale.

Mi apro alla sincronizzazione perfetta con l’Amore Assoluto.

Rispondi

Scopri di più da

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading